Compito in classe

 

Era un lontano giorno di scuola del 1986. In quel giorno nefasto cadeva
il terribile, temuto e non posticipabile compito
in classe bimensile di elettrotecnica. L’antica profezia maya
si era dunque avverata! Fin dalle primissime ore del giorno, avvolti in
una tenue foschia, gli alunni fremevano sulle loro seggiole, ricorrendo
spesso alla meditazione per non pensare al dramma ormai prossimo; ma vi
assicuro, avendolo provato sulla pelle, che è impossibile non pensarci
quando il cielo si fa cupo e anche gli uccelli smettono
di cantare.

Quando manca un’ora soltanto, all’interno dell’alunno medio
si scatena una passione perversa e masochista, poiché si rende conto del
rischio incombente; a partire da questo momento cade in frustrazione ed
esplica i primi dubbi: perché sono qui, perché sono nato, chi sono io?
Raggiunta la disperazione e 1’oramai assoluta rassegnazione, ha un
ultimo sprizzo vitale e in un attimo di esile lucidità, inizia a sperare
che il tempo trascorra più veloce, per accorciare 1’attesa e placare
l’agonia: prima si comincia, prima si finisce! In questi attimi
inizia il serrato, frenetico sguardo all’orologio, e in ogni angolo
della classe echeggia il grido: che ore sono? e come risposta: "Un
minuto e mezzo dopo 1’ultima volta che me lo hai chiesto!"
L’alunno è però un duro e resiste fino agli ultimi cinque minuti
quando, per chissà quale influenza astrale, deve correre al bagno. Inizia
quindi una lunga peregrinazione, la porta si intasa come il casello di
Melegnano l’1 di agosto.

Il prof. dell’ora precedente il compito diventa allora paonazzo,
inizia a credere che chissà quale germe di una sostanza stimolante, sia
penetrata negli studenti. Poi si rasserena quando qualcuno lo erudisce
sulla situazione e finalmente si toglie la mascherina
bianca dal viso.

Qualcuno inizia a vedere san Xerox, protettore
dei copiatori, sulla lavagna; altri in un’incredibile crisi mistica
sentono più volte il suono della campanella. Finalmente questa suona.
Il professore non si vede: "Ma possibile che i proff. arrivino
in anticipo solo quando devono interrogare?" e' la tipica frase che
si ode nei 10 centesimi di secondo conseguenti
al termine del trillo. Nell’aula intanto si sente un insistente rumore
di foglietti che spariscono nelle tasche, nell’astuccio o in ogni
luogo umanamente descrivibile.

Ed ecco che l’atto finale ai compie: all’orizzonte si staglia
un’ombra nera che sembra ingigantirsi ad ogni passo. Lo stomaco di
ogni alunno raggiunge le dimensioni di 1 cm.: il suo peso specifico è
maggiore di quello del mercurio. Gli ultimi istanti per la preghiera propiziatrice
e al grido di "Santa Sharp, proteggici tu!"
ci si mette a sedere.

Ora sembra tutto normale ma il silenzio, la calma che precede la tempesta,
e' rotta dal mesto singhiozzare e dal bestemmiare di Borghetto che inveisce
contro di noi: "Siete ingiusti!"
:lui ha la Texas. Il compito ha finalmente inizio. Il rumore di sottofondo
e' quello di un centro meccanografico ad alta densità di informazioni.
Ancora una volta il silenzio vocale è rotto da Borghetto: "Quanto
sono pirla!" Si è accorto di aver digitato una cifra sbagliata.
Echeggia il commento della classe intera sul profondo interesse nel riguardo
dei suoi tasti.

Nel frattempo alcuni accennano alle prime stupide domande al prof.: –
Quanto vale quella corrente? – risposta: " È quella che
dovete trovare!" Il tempo ora passa veloce e ben presto il compito
volge al termine. Vi assicuro, e nessuno potrà negarlo che le calcolatrici,
le poche, sopravvissute al compito, possono essere considerate le migliori
amiche dell’uomo. E posso giurarvi, anche se qualche lettore scettico
non ci crederà, che alla fine del compito la mia calcolatrice mi ha premiato
con un BRAVO sui cristalli liquidi.

Il compito è finito, si gettano i foglietti,
si confrontano i risultati che, chissà per quale strana combinazione di
coincidenze, sono tutti diversi.

Anche questa avventura è terminata, molti i morti, tanti i feriti; ora
lo stomaco ha riassunto le sue dimensioni originali, ma si è trasferito
nella gola, in attesa del voto.

 

 

di Anwar Maggi [23/01/2001]