Giovanni si sente molto attratto da Teresa. Le propone di andare assieme al cinema, lei accetta. I due si divertono. Alcune sere dopo lui la invita a cena e di nuovo stanno bene assieme. Continuano a vedersi regolarmente e nel giro di poco tempo nessuno di loro vede più qualcun altro. Una sera, in macchina, rincasando, a Teresa viene in mente una cosa e senza pensarci dice: "Hai pensato che giusto oggi sono sei mesi che ci vediamo?". Si fa silenzio in auto. A Teresa quel silenzio sembra pieno di significati. Pensa: (Mi chiedo se gli avrà dato fastidio che abbia detto questo, forse si sente oppresso dal nostro rapporto; forse crede che io voglia forzarlo a prendersi un impegno che lui non desidera o del quale non è molto sicuro). Ma Giovanni sta pensando: (Ma guarda, sei mesi...). E Teresa pensa: (Ma neanche io sono sicura di volere questo tipo di rapporto. A volte mi piacerebbe avere un po' più di libertà, per aver tempo di pensare a ciò che voglio veramente, per capire la direzione verso la quale ci stiamo muovendo lentamente... voglio dire, verso dove stiamo andando? Continueremo semplicemente a vederci a questo livello di intimità? Ci muoviamo verso il matrimonio? Figli? Una vita assieme? Sono pronta per questo tipo di impegno? Conosco veramente questa persona?). E Giovanni pensa: (...Quindi questo significa che era... vediamo... febbraio quando iniziammo a uscire, che era giusto dopo aver lasciato l'auto dal meccanico, cioè... vediamo il contachilometri... merda, devo cambiare l'olio alla macchina). E Teresa pensa: (E' sconvolto. Glielo leggo in faccia. O forse sto interpretando male. Forse vorrebbe di più dal nostro rapporto, più intimità, più impegno; forse lui ha sentito prima di me che ho delle riserve. Sì, scommetto che è questo. Per questo non vuol dire niente dei propri sentimenti. Ha paura di sentirsi rifiutato). E Giovanni pensa: (Devo dire loro di guardarmi di nuovo il carburatore. Non mi importa niente di quello che dicono quegli imbecilli, non va ancora bene. E questa volta sarà meglio che non diano la colpa al freddo. Che freddo? Ci sono 30 gradi fuori e questa cosa cammina come un camion dell'immondizia, io pago quei ladri incompetenti un sacco di soldi). E Teresa pensa: (È arrabbiato. E io non posso biasimarlo. Anch'io lo sarei. Dio, mi sento così colpevole, facendogli passare questo, ma non posso evitare di sentirmi come mi sento. Semplicemente non mi sento sicura). E Giovanni pensa: (Probabilmente mi diranno che ha solo tre mesi di garanzia! Si, è così, è giusto quello che mi diranno quei disgraziati). E Teresa pensa: (Forse sono troppo idealista, aspetto che arrivi il principe azzurro sul suo cavallo bianco quando ho al mio fianco una persona perfettamente comune, normale e buona, una persona con la quale mi piace stare, una persona che davvero è importante per me e alla quale io importo. Una persona che soffre per le mie egocentriche fantasie da adolescente romantica). E Giovanni pensa: (Garanzia ? Vogliono una garanzia? Gliela do io la garanzia, gliela metto al ...). "Giovanni !" dice Teresa a voce alta. "Cosa ?" dice Giovanni sorpreso "Per favore non ti torturare così" dice lei, con gli occhi velati di lacrime, "Forse non avrei dovuto dirti... O Dio, mi sento così..." e si interrompe singhiozzando. "Cosa c'è?" dice Giovanni. "Sono così stupida" - singhiozza Teresa - "Voglio dire, lo so che non esiste quel principe. Davvero lo so. E' stupido. Non esiste né cavaliere né cavallo...". "Non c'è il cavallo?" dice Giovanni stupito. "Pensi che sono stupida, vero?" dice Teresa. "Ma no" dice Giovanni, contento finalmente di avere una risposta certa. "È solo che... solo che... ho bisogno di un po' di tempo" dice Teresa. C'è una pausa di 15 secondi durante la quale Giovanni, pensando più velocemente che può, cerca di dare una risposta sensata. Finalmente gliene viene in mente una che può funzionare: "Certo, ti capisco" dice lui. Teresa, fortemente emozionata, prende la sua mano: "Oh, Giovanni, davvero pensi questo?". "Cosa?" dice Giovanni. "Questo sul tempo" dice Teresa. "Ah" dice Giovanni "sì, sicuramente...". Teresa si volta per guardarlo e fissa profondamente i suoi occhi, rendendolo alquanto nervoso per quello che lei gli potrà dire, soprattutto se ha a che vedere con un cavallo. Alla fine lei gli dice: "Grazie Giovanni". "Grazie?" dice Giovanni. Lui la accompagna a casa e lei si sdraia nel suo letto. Essendo un'anima che si tortura e si tormenta, piange fino all'alba. Intanto Giovanni torna a casa sua, apre un sacchetto di patatine, accende la tele e si immerge istantaneamente nella replica di una partita di tennis tra due giocatori dei quali non ha mai sentito parlare. Una debole voce in uno degli angoli più reconditi della sua mente gli dice che qualcosa di importante è successo nell'auto, ma è del tutto sicuro che non c'era modo comunque di capirlo, per cui è meglio non pensarci. Il giorno seguente Teresa chiamerà una delle sue migliori amiche, o forse un paio di loro, e parleranno della cosa per sei ore di seguito. In forma dolorosamente dettagliata, analizzeranno tutto quello che lei ha detto e tutto quello che lui ha detto, ritornando su ogni punto una e più volte, esamineranno ogni parola e ogni gesto per quanto minimo, considerando ogni possibile ramificazione. Continueranno a discutere il tema varie volte, per settimane, forse per mesi, senza arrivare mai a conclusioni definitive ma senza mai neanche annoiarsi del tema. Intanto Giovanni un giorno, mentre starà guardando una partita di calcio con un amico, distrattamente dirà: "Luca, sai se Teresa ha mai avuto un cavallo?".

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