Newsletter di bastardidentro N° 4352 | 22 Feb 2017

Immagino che avrete letto o visto al telegiornale quello che è accaduto in piazza Duomo a Milano: sono state piantate delle palme; frutto di un bando per il verde pubblico a cui ha partecipato e vinto una nota catena mondiale di caffetterie. Il progetto proposto prevede la piantumazione di palme e banani con un'installazione che durerà fino alla conclusione del contratto, tre anni, non per sempre.

Le palme a me personalmente piacciono, non sono un abominio; forse lo è stato lasciare spoglia e sprovvista di un verde caratteristico quella parte della città che non è mai stata valorizzata come si deve e che, per chi avesse la memoria corta, una volta era tappezzata di grandissime insegne pubblicitarie al neon poi rimosse per scelta estetica a fine degli anni 90. Meglio stare fermi o muoversi? Meglio osare e sperimentare o farsi condizionare da presunte regole? Se fosse così saremmo ancora tutti inginocchiati a venerare il grande Dio del vulcano o delle sorgenti termali e non butteremmo plastica, come facciamo, nel mare, per non far incazzare Nettuno (Poseidone se ti piace lo tzatziki).

Facile andare a Parigi, vedere la grande piramide di vetro al Museo del Louvre, opera battezzata dall'allora presidente François Mitterrand, e poi tornare in Patria e sentenziare: «Certo che in Italia non si fa mai un cazzo di innovativo!», non si fa perché c'è più gente che rompe i coglioni di quella propositiva.

Se non ti esponi non puoi sbagliare, ma non puoi nemmeno imparare. Certo il buon senso deve esserci e infatti un'installazione simile a quella odierna in Duomo fu fatta a fine del 1800. E se vi dicessi che nel 2020 la città di Milano sarà nuovamente piena di vedovelle (le tipiche fontanelle verdi di Milano), ma che queste saranno frutto di un restyling che le vedrà di colori diversi per ogni zona della città? Abominio! No, l'abominio è pensare di essere nel giusto dell'immobilità.

I pappagalli ripetono ciò che sentono, fanno loro "un'idea" di giustizia che non è basata sulla conoscenza. Facciamo un test: intervistiamo i passanti in Duomo prima su cosa ne pensano delle palme e successivamente chiediamo con quale stile architettonico secondo loro fu costruito il Duomo, le risposte mi fanno già ridere. Gente che vuole preservare una tradizione che nemmeno conosce. Il Duomo fu apprezzato dai milanesi del 1300? Chiediamo a questi opinionisti di strada e ai giornalisti di darci informazioni concrete, non gossip che è allo stesso livello di una notizia riguardante una scorreggia in carcere di Fabrizio Corona.

La nota catena di caffetteria ha vinto un bando? Ha pagato come i precedenti sponsor? Sì! Forse il problema per il futuro è aumentare il costo di quella sponsorizzazione, e non è certo colpa del Comune se la pubblicità ha avuto effetto! Tra l'altro, il dito medio di Cattelan in piazza Affari è più rispettoso delle nostre tradizioni meneghine?

Non è necessario condividere a tutti i costi le proprie opinioni sui social, specie se stringate e non supportate da una minima conoscenza del territorio, della storia e da un'infarinatura di urbanistica o architettura, non è fondamentale rompere il cazzo a chi lavora (se lavora) e non è importante fare polemiche che non risolvono il problema; che, attenzione, non è il cosa ma il come quello che deve essere cambiato e non si ottiene bruciando una palma ma andando a votare persone capaci che hanno sudato, studiato e che continuano a farlo affrontando nuove sfide per migliorare la vita di tutti, anche delle teste di minchia che non capiscono che le cose non cambiano mettendo un "Mi Piace".

Milano sta cambiando, è migliore, più viva e più creativa di quanto sia mai stata prima, se preferivate dei cipressi in Duomo è solo perché vi è morta la capacità di sognare in favore di quella di twittare.

Anwar Maggi



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